giovedì 23 febbraio 2017

Alle origini della frontiera

Airton Pollini in un suo saggio apparso sulla Rivista "Pallas", parla delle percezioni degli antichi Greci nei confronti della frontiera nella Magna Grecia. Prendendo a riferimento un breve testo del Timeo (e riportato in: Strabo 6, 1, 9 ; Diodorus Siculus 4, 22, 5 e Pausanias 6, 6, 4) suggerisce l’esistenza di due concetti di frontiera presenti nella cultura delle colonie greche: a) la frontiera fisica che delimita i confini tra due città di fondazione; b) e quella relativa al confine con i territori indigeni non ancora colonizzati. Quest’ultima indefinita e mobile è in assoluto molto simile a quella che diventerà la frontier verso i territori dell’ovest nell’America del XIX secolo. Ma se la “frontier” non è stata creata intorno all’epopea del Far West e dell’identità culturale americana, perché non scavare ancora più indietro, nel mondo dei padri... nella Mesopotamia come in Egitto, e al tempo della nascita di Israele.
Il giardino dell’Eden, come ogni altro hortus è e deve essere conclusus (recintato) perché la sua essenza risiede nella sua unità spaziale e nella separazione dall’esterno e così anche se non è fatta esplicita menzione alle sue frontiere è ben chiaro che la trasgressione di Eva e Adamo ha la sua origine proprio nel voler sorpassare quel confine: il parallelo con il mito del vaso di Pandora è immediato.

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